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Quali i vantaggi e l’importanza della decarbonizzazione

Road to Zero: il percorso verso la decarbonizzazione

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Road to Zero: il percorso verso la decarbonizzazione

Quali i vantaggi e l’importanza della decarbonizzazione

10 gennaio 2024
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Road to Zero: il percorso verso la decarbonizzazione

Quali i vantaggi e l’importanza della decarbonizzazione

10 gennaio 2024
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Road to Zero: il percorso verso la decarbonizzazione

Quali i vantaggi e l’importanza della decarbonizzazione

10 gennaio 2024
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Nel mondo delle imprese e dell’industria c’è grande attenzione al tema della decarbonizzazione che, da indirizzo di lungo termine, si è trasformata in esigenza di breve periodo, non solo per raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale, ma anche per tutelare la propria competitività e per garantire la stessa sopravvivenza sui mercati di riferimento.

Ma cosa significa decarbonizzare? Dietro questo termine si nasconde un percorso che mira a ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO₂) fino ad azzerarle, grazie a tecnologie avanzate, all’uso di fonti energetiche rinnovabili, all’elettrificazione dei consumi e all’applicazione dei principi di economia circolare. Si tratta di un processo che punta alla conversione di un sistema economico in un modello sostenibile, con l’obiettivo di arrivare a zero emissioni non oltre la metà di questo secolo.

Decarbonizzazione: il contesto attuale

Le emissioni pro capite di gas a effetto serra nell'Unione europea sono scese dell'11% nel 2020, toccando circa 7 tonnellate di anidride carbonica equivalente pro capite. Rispetto al 1990, sono invece diminuite di quasi il 40%.

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I dati relativi al 2020 sono ovviamente influenzati dallo scoppio della pandemia di Covid-19, che ha comportato drastiche riduzioni delle emissioni in tutto il mondo per via delle interruzioni degli spostamenti e di molte attività industriali.

Nel 2021 le emissioni di CO2 sono tornate ad aumentare: in Europa, Nord America e nella regione Asia-Pacifico (i cui dati sono influenzati principalmente dalla Cina) sono aumentate di circa il 5% percento nel 2021 rispetto ai livelli del 2020.

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Ma qual è la differenza tra Carbon Neutrality e Net Zero?

Carbon Neutrality e Net Zero sono due concetti spesso erroneamente usati come sinonimi, perché non esistono definizioni univoche che ne delineino i confini in modo chiaro, ma indicano in realtà approcci diversi alla transizione energetica.

La Carbon Neutrality consiste nel raggiungere un equilibrio tra le emissioni e l'assorbimento di carbonio. Questo equilibrio può essere raggiunto in diversi modi: principalmente attraverso strumenti di compensazione, come lo scambio di quote di emissione o sostenendo pozzi di assorbimento di CO2, ad esempio finanziando progetti di riforestazione, ma anche riducendo le emissioni con interventi di decarbonizzazione.

Con Net Zero, di solito, si intende invece un’attività che tende a principalmente a ridurre non solo la CO2, ma anche tutte le emissioni climalteranti (GHG), fino ad arrivare all’obiettivo zero emissioni nel 2050. Il Net Zero prevede poi anche la compensazione delle emissioni residue che non si riescono a eliminare con interventi di decarbonizzazione.

Per raggiungere lo standard Net Zero le aziende sono chiamate a intervenire sull’intera catena del valore, agendo sulle emissioni Scope 1 (emissioni dirette generate dall'azienda o da una sua controllata), Scope 2 (emissioni indirette legate alla produzione dell'energia consumata dall'azienda, come elettricità, calore, vapore, aria compressa, ecc.) e Scope 3 (comprende tutte le altre emissioni indirette che vengono generate dalla catena del valore dell'azienda).

Le aziende che decidono di conformarsi allo standard Net Zero devono, quindi, definire obiettivi sia di breve che di lungo termine, puntando a ridurre (possibilmente dimezzare) le emissioni entro il 2030, fino ad arrivare alla neutralità entro il 2050.

emissioni

I Driver che spingono verso il Net Zero

Per le aziende, il Net Zero è diventata una sorta di “rivoluzione” inevitabile. Sono infatti forti e innumerevoli le pressioni verso il raggiungimento di questi obiettivi.

A spingere c’è, prima di tutto, il contesto regolatorio che impone un cambiamento: gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu e il target della neutralità climatica al 2050, insieme a Green Deal, Pacchetto Fit for 55 e tutta la legislazione di recepimento e attuazione, stanno tracciando in modo chiaro la strada vero uno sviluppo sostenibile.
Poi ci sono i governi dei singoli Paesi, soprattutto Europei, che stanno cercando di allinearsi ai target del contesto regolatorio e c’è in generale una sensibilità a livello mondiale su queste tematiche che sta crescendo a ritmi sempre più veloci. Un esempio dell’attenzione sempre più forte verso il Net Zero è rappresentato dalla Cop 28: all’appuntamento che si terrà tra fine novembre e i primi di Dicembre a Dubai, infatti, verranno presentati i risultati della Global Stocktake, lo strumento che ogni cinque anni misura le azioni messe in campo dalle nazioni per raggiungere la neutralità climatica.

net zero

Si moltiplicano inoltre le iniziative su questo tema: dai report che sottolineano gli effetti dell’uomo sul cambiamento climatico, realizzati da autorevoli organizzazioni intergovernative come Onu e IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change); alle campagne di sensibilizzazione come Race to Zero; alle definizioni di standard ufficiali per il perseguimento di Net Zero, come l’SBTi (acronimo di Science Based Target Initiative, è l’autorevole standard internazionale fondato anche dalle Nazioni Unite, che, sulla base di elementi scientifici, definisce i target che un’azienda deve raggiungere per ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra fino ad azzerarle entro il 2050) e Cdp (Carbon Disclosure Project, ora trasformatosi in Disclosure Insight Action, organismo internazionale accreditato presso le Nazioni Unite, che offre un sistema per misurare, rilevare, gestire, condividere a livello globale informazioni sul cambiamento climatico e aiutare le aziende a divulgare il proprio impatto ambientale assegnandole un rating riconosciuto a livello mondiale).

Ma oltre a questi fattori politici e ambientali, a spingere verso la decarbonizzazione intervengono anche fattori economici: l’aumento dei costi dell’energia, la volatilità dei prezzi delle commodities, e anche la tendenza sia dei consumatori, sia degli investitori, sia dei fornitori verso prodotti “green”. Questi sono tutti elementi che creano l’humus verso nuovi bisogni Net Zero che necessitano di essere soddisfatti il prima possibile.

Perché la decarbonizzazione è un vantaggio per le imprese?

Decarbonizzare impone non solo investimenti, ma anche un cambio, a volte radicale, di mentalità. Tutti devono essere coinvolti: dai livelli apicali fino a chi attua la messa a terra dei progetti. E anche i settori più energivori, come gli Hard to Abate, sono chiamati a fare la loro parte avviando un ripensamento dei loro processi produttivi. La fatica è tanta, ma i vantaggi di breve e lungo periodo sono enormi.

Grazie alla decarbonizzazione, non solo si possono abbattere spese energetiche e le emissioni a vantaggio della competitività, ma si possono ottenere benefici immateriali che garantiscono un ritorno economico. Il riferimento è al miglioramento della reputazione aziendale e percorsi di sostenibilità riconosciuti a livello internazionale. Avviare, infatti, un percorso che avvicina agli standard SBTi permette di comunicare agli stakeholder i risultati raggiunti rispetto agli obiettivi posti, così come il rating Cdp è spendibile sul mercato. Tutto questo vuol dire godere di una migliore reputazione agli occhi degli investitori e avere un più facile accesso al credito (le banche considerano le aziende che avviano il percorso Net Zero più resilienti, solide e affidabili).

Si possono anche aprire nuovi mercati, accedendo, per esempio, a bandi che premiano aziende dotate di certificazioni relative al proprio contributo emissivo e, nello stesso tempo, si può consolidare la propria posizione sugli attuali mercati di riferimento. Inoltre, si risulta più attrattivi verso i consumatori, oggi sempre più attenti alla sostenibilità dei prodotti che acquistano. Quest’ultimo aspetto vale soprattutto per le aziende del settore dell’Automotive o del Food, esposte maggiormente alle scelte del consumatore finale che, secondo le più recenti statistiche, tende a preferire prodotti "green". In questo senso diventa una plus l’avvio del percorso di decarbonizzazione non solo dell’azienda produttrice di un determinato bene, ma anche il percorso di decarbonizzazione attivato da tutte le altre aziende coinvolte nella sua supply chain. Vuol dire che l’iter virtuoso di un soggetto, grazie a una sorta di effetto domino, può “contagiare” anche i soggetti connessi alla sua catena del valore.

Cosa fare per decarbonizzare

Come decarbonizzare? Bisogna compiere un percorso che prevede una combinazione di soluzioni che si dispiegano nel tempo, bilanciando investimenti con un ritorno di breve periodo, come il fotovoltaico, con altri più impegnativi e a più alto impatto di decarbonizzazione, ma dai ritorni prospettici, come l’idrogeno.

Investendo nelle tecnologie green, nell’efficienza energetica e nel digitale ed elettrificando i consumi le imprese possono ridurre sia le emissioni, sia la spesa energetica, tutelando la propria competitività.

Edison Next, società del gruppo Edison che accompagna clienti e territori nel loro percorso di decarbonizzazione, propone la soluzione end-to end Road to Zero, un percorso verso il Net Zero che si compone di diverse fasi.

Il punto di partenza di questo percorso consiste nel comprendere l’impatto ambientale di tutte le aree del proprio business in termini di emissioni di CO2. Bisogna considerare tutti i tipi di emissioni - Scope 1, Scope 2, Scope 3. Queste ultime, per la maggior parte dei settori, sono le più difficili da calcolare perché non tutte provengono da fonti possedute o controllate dall’azienda. Partner energetici solidi, competenti e affidabili possono aiutare le imprese ad affrontare anche le emissioni di Scope 3, per misurarne l’impatto, coinvolgendo tutti gli attori della supply chian coinvolti e promuovendo un processo collaborativo all’interno della filiera.
Si parte quindi con la raccolta e analisi dei dati, attraverso sopralluoghi e audit, per andare a definire perimetro e obiettivi e calcolare la carboon footprint dell’impresa, identificando le aree critiche su cui intervenire e fissando priorità di azione.

Una volta misurate le emissioni all’interno della catena del valore, è necessario pianificare un’efficace strategia, fissando dei target di decarbonizzazione in linea con gli standard SBTi e definendo una chiara roadmap per raggiungerli.
Non esiste un’unica soluzione per decarbonizzare, per questo va definito un percorso che si articoli nel tempo e che tenga in considerazione alternative tecnologiche con diverso livello di maturità, l’evoluzione del mercato e della normativa. La roadmap più adatta al caso specifico è quindi sempre composta da una combinazione di tecnologie che garantiscono risparmio sia energetico, che economico e ambientale di breve, medio e lungo periodo in base alle priorità fissate.

Si procede, poi, con la realizzazione degli interventi definiti e con il monitoraggio costante degli impianti per poter verificare i risultati raggiunti, aggiornare il piano d’azione e individuare eventuali nuove soluzioni da mettere in campo, tenendo in considerazione l’evoluzione del contesto normativo, tecnologico e di mercato. Per farlo in modo efficace è fondamentale far leva sugli strumenti digitali che permettono di raccogliere e valorizzare dati energetici e operativi, realizzando analisi avanzate che sfruttano Data Science e Intelligenza Artificiale.

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